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mercoledì 27 luglio 2011

Foto d'epoca della Dogana d'Acqua a Livorno

 La Dogana d'acqua o quel che ne rimane
sorgeva nella zona compresa tra il Forte San Pietro e la Porta San Marco,
esattamente in via della Cinta Esterna incrocio via Salvatore Orlando.

La Dogana d'acqua era considerata la sesta porta delle Mura Leopoldine di Livorno,
a delimitazione dell'area del porto franco.

 (1935 Il maestoso edificio della Dogana d'Acqua)

La costruzione della Dogana d'acqua risale agli anni trenta dell'Ottocento (1835),
quando il granduca Leopoldo II di Toscana ordinò la realizzazione di una
nuova cinta daziaria al fine di ampliare l'area del porto franco di Livorno.
Questo varco, progettato da Carlo Reishammer, fu posto lungo il Canale dei Navicelli, allo scopo di regolare e sorvegliare i traffici per via d'acqua tra Livorno e Pisa.
Per questo, intorno alla dogana furono scavate due vaste darsene per la sosta delle imbarcazioni: una interna, di forma rettangolare, ed una esterna, di forma semicircolare.


Tuttavia, nel corso dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento,
la darsena esterna fu quasi completamente interrata ed il fabbricato vero e proprio fu oggetto di alcune modifiche, così da migliorare la viabilità stradale:
infatti, la parte tergale della dogana fu sventrata per permettere la realizzazione di una strada di collegamento col porto,(via della Cinta Esterna)
mentre un tratto di mura adiacente alla costruzione fu interamente demolito.
A queste trasformazioni fecero seguito i devastanti bombardamenti dell'ultima guerra mondiale, che ridussero la Dogana d'acqua ad un cumulo di macerie.
Nel dopoguerra anche la darsena interna fu interrata ed i resti dell'edificio furono ulteriormente demoliti con la realizzazione di un magazzino industriale, ubicato sul ponte dove poggiava il fabbricato storico.

Con la demolizione del suddetto magazzino, avvenuta negli ultimi anni del Novecento, dell'originaria costruzione restano solo il ponte a tre arcate ed i ruderi della parte posteriore, dove un tempo si effettuavano i controlli 
sulle merci trasportate dalle imbarcazioni.

Il corpo di fabbrica principale, oggi scomparso, era rivestito in pietra ed era alleggerito 
da ampie aperture a tutto sesto.
Inoltre, così come in altre fabbriche progettate da Carlo Reishammer, 
alla muratura tradizionale erano uniti elementi in ghisa, con una scala a spirale posta all'interno dell'edificio ed una serie di delfini ornamentali 
collocati nell'arcata centrale del ponte.


I delfini in ghisa che si trovavano dentro
la dogana d'acqua.
 I delfini furono realizzati intorno al 1835 
per tutte le porte della cinta daziaria legate all'acqua (Dogana d'acqua e Porta a Mare). 
Furono fusi a Follonica. 
Quelli di Ardenza ci sono arrivati solo in epoche più recenti 
perché in origine erano sul ponte della Porta a Mare che passava sul vecchio canale dei Lazzaretti, sull'attuale piazza Luigi Orlando.





Punta il mouse sulla foto: puoi spostarti in avanti e indietro lungo la piazza 
e persino ruotare la visuale di 360°.
Questo è Street View
(Dogana d'acqua oggi)

 Il 19 marzo 2013 è stata posata la prima pietra del cantiere di ricostruzione e riqualificazione dell'area della Dogana d'acqua e, in particolare, dell'edificio situato sul lato della caserma La Marmora. I lavori dell'edificio sul ponte della Dogana, invece, sono stati avviati nel 2014. Tuttavia, il progetto esecutivo, curato dallo studio Leonardo di Pisa, ha completamente rinnegato i precedenti: in particolare, le forme della vecchia Dogana sono state impresse in una sorta di teca vetrata costruita sul ponte a tre archi ottocentesco, il cui risultato, all'atto pratico, ha però generato diverse critiche.



Fonte
Wikipedia






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